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UN RAPPORTO SUL BENESSERE di Cnel ed Istat

Il Cnel (consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), di cui faccio parte come consigliere, insieme all’Istat, hanno presentato a Roma il Rapporto BES/2013 (il benessere equo e sostenibile in Italia).
La ricerca di questi due importanti organismi italiani parte dalla valutazione che il concetto di benessere cambia secondo tempi, luoghi e culture e, quindi, non può essere definito semplicemente in base ad uno schema teorico. Ma soprattutto le nuove ricerche arrivano alla constatazione che non esiste un unico indicatore statistico capace di rappresentare appieno lo stato di benessere di una società.
Il progetto ha portato a determinare attraverso il BES livelli, tendenze temporali, punti di forza e di debolezza, squilibri territoriali, ecc.
Riporto di seguito alcune delle principali valutazioni,  emerse da questo studio redatto alla data del 2013, che possono essere utili da meditare ed approfondire.
Il rapporto è stato pubblicato in un volume che può essere scaricato sul sito www.misuredelbenessere.it
 Chi fosse interessato ad una copia cartacea può contattarmi e vedrò se possibile di richiederlo al Cnel.
 
SALUTE
SI VIVE SEMPRE PIU’ A LUNGO, MA CON FORTI DISUGUAGLIANZE SOCIALI
 
La vita media continua ad aumentare, collocando l’Italia tra i paesi più longevi d’Europa. Le donne, a fronte dello storico vantaggio rispetto agli uomini in termini di longevità (che comunque si sta riducendo) sono più svantaggiate in termini di qualità della sopravvivenza; in media, oltre un terzo della loro vita è vissuto in condizioni di salute non buone.
Il “Mezzogiorno” vive una doppia penalizzazione: una vita media più breve ed un numero di anni vissuti senza limitazioni.
La mortalità infantile, quella da incidenti e da tumori, sono in calo nel lungo periodo, mentre crescono i decessi per demenza senile e malattie del sistema nervoso.
La popolazione continua ad essere minacciata da comportamenti a rischio: l’obesità è in crescita, l’abitudine al fumo mostra solo una lieve flessione, che però non riguarda i più giovani.
Tra i giovani si sono diffuse pratiche di abuso di sostanze alcoliche; uno stile di vita sedentario caratterizza una porzione non indifferente di adulti (circa il 40% non svolge attività fisica); inoltre, in Italia oltre l’80% della popolazione consuma meno frutta e verdura di quanto raccomandato.
I residenti nel Mezzogiorno e le persone di estrazione sociale più bassa continuano ad essere le categorie più penalizzate in tutte le dimensioni sopra considerate.
 
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
SIAMO IN RITARDO RISPETTO ALL’EUROPA, CON UN LENTO MIGLIORAMENTO
 
Istruzione e benessere vanno di pari passo e l’Italia, nonostante i miglioramenti dell’ultimo decennio, non è ancora in grado di offrire a tutti i giovani la possibilità di una educazione adeguata (un esempio rispetto alla media europea: la quota di persone di 30-34 anni che abbiano conseguito una laurea è del 20,3% in Italia e del 34,6% in Europa).
Il livello di istruzione e competenze che i giovani raggiungono dipende in grande misura dall’estrazione sociale, dal contesto socio-economico e dal territorio.
 
LAVORO E CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA
UN GRAVE SPRECO DI RISORSE, ACCENTUATO DALLA CRISI
 
Tutti gli indicatori disponibili segnalano un cattivo impiego delle risorse umane del paese, soprattutto nel campo del lavoro femminile e dei giovani.
Peggiorano tutti gli indicatori di qualità dell’occupazione e non solo per il negativo andamento congiunturale. C’è una condizione di instabilità occupazionale e la crisi ha ridotto di molto la possibilità di stabilizzazione dei contratti temporanei, soprattutto per i giovani.
Rimane stabile la condizione di lavoratori con bassa remunerazione e di occupati irregolari, ma cresce la percentuale di lavoratori sovra istruiti rispetto alle mansioni svolte.
Anche le disuguaglianze nell’accesso al lavoro (territoriali, generazionali e di cittadinanza) si sono ulteriormente accentuate con la crisi. L’Italia è, dopo la Spagna, il paese europeo che presenta la più forte esclusione di giovani dal lavoro.
Nonostante le difficoltà, la percezione che i lavoratori italiani hanno della propria condizione è in complesso positiva.
Per quanto riguarda i lavoratori stranieri la crisi ha inciso sui tassi di occupazione maschile.
 
BENESSERE ECONOMICO
AMMORTIZZATORI SOCIALI E SOLIDARIETA’ FAMILIARE TAMPONANO LA CRISI, MA DEPRIVAZIONE E POVERTA’ SONO IN CRESCITA
 
Le famiglie italiane sono tradizionalmente caratterizzate da una elevata propensione al risparmio, una diffusa proprietà dell’abitazione, un contenuto ricorso all’indebitamento.
Il sistema del welfare, che ha sempre riguardato soprattutto la componente previdenziale, ha visto la famiglia funzionare da ammortizzatore sociale a difesa dei membri più deboli (minori, giovani e anziani), talora celando anche le difficoltà di accesso all’indipendenza economica dei giovani di ambo i sessi e donne di ogni età.
La crisi economica di questi ultimi cinque anni sta mostrando i limiti di questo modello, accentuando le disuguaglianze tra classi sociali, le profonde differenze territoriali e riducendo ulteriormente la già scarsa mobilità sociale.
Le famiglie hanno tamponato la progressiva erosione del potere di acquisto intaccando il patrimonio, risparmiando meno e, in alcuni casi, indebitandosi.
Rispetto ai cinque anni di crisi, dal 2011 si segnala un decisivo deterioramento della situazione.
 
RELAZIONI SOCIALI
BASSA FIDUCIA NEGLI ALTRI, FORTE CARICO SULLE RETI FAMILIARI, RETI SOCIALI IMPORTANTI, MA NON SU TUTTO IL TERRITORIO
 
In Italia risultano tradizionalmente forti le solidarietà “corte” e il legami “stretti”, in particolare quelli familiari.
La famiglia rappresenta una rete di sostegno fondamentale e un punto di riferimento importante che, nonostante i cambiamenti, sembra ancora funzionare e soddisfare in misura rilevante gli italiani. Tuttavia il carico di lavoro che ne deriva, soprattutto per le donne, rischia di diventare eccessivo, anche a causa della carenza di alcuni servizi sociali.
Intorno alla famiglia si sviluppa una rete di relazioni con parenti non conviventi e amici che svolge un ruolo fondamentale nella dotazione di aiuti sui quali individui e famiglie sono abituati a contare.
Al di la dei legami stretti, l’Italia è uno dei paesi Ocse con i più bassi livelli di fiducia degli altri.
Secondo la ricerca le reti sociali, familiari e di volontariato non sono sufficienti a garantire un tessuto sociale forte; nel sud e nelle isole, poi, tutte le reti sociali appaiono più deboli rispetto al resto del paese.
 
BENESSERE SOGGETTIVO
BUONA LA SODDISFAZIONE PER LA VITA, ANCHE SE IN CALO NELL’ULTIMO ANNO
 
Secondo la ricerca gli italiani tracciano un bilancio prevalentemente positivo della propria esistenza, ma la soddisfazione riguardante la propria situazione economica registra un netto peggioramento. La quota di coloro che si dichiarano molto soddisfatti per il proprio tempo libero cresce su tutto il territorio nazionale.
 
PAESAGGIO E PATRIMONIO CULTURALE
UNA GRANDE RICCHEZZA NON ADEGUATAMENTE TUTELATA
 
Il patrimonio culturale dell’Italia, frutto congiunto di una straordinaria stratificazione di civiltà e di ricchezza e diversità dei suoi quadri ambientali, rappresenta un valore inestimabile per la collettività.
Tuttavia il patrimonio storico ed artistico soffre, oltreché delle contenute risorse economiche destinate al settore, anche di un insufficiente rispetto delle norme (ci sono secondo la ricerca 15 abitazioni abusive ogni 100 costruite legalmente).
Il paesaggio è minacciato da una continua e spesso incontrollata espansione edilizia, che si aggiunge all’erosione delle aree agricole attive a causa della dismissione delle colture e lo spopolamento delle campagne.
Il 18,3% dei cittadini è insoddisfatto per il paesaggio nel luogo di vita ed il 20,4% è preoccupato per il depauperamento delle risorse paesaggistiche.
 
AMBIENTE
QUALCHE SEGNALE POSITIVO E PERSISTENTI CRITICITA’
 
Il benessere delle persone è strettamente collegato allo stato dell’ambiente in cui vivono, alla stabilità ed alla consistenza delle risorse naturali disponibili.
In Italia ci sono su questo aspetto segnali contraddittori: aumenta la disponibilità di verde urbano e di aree protette, ma il dissesto idrogeologico rappresenta ancora un grave rischio, distribuito su tutto il territorio nazionale.
A questo va aggiunto il rischio per la salute e per l’ambiente naturale dovuto all’inquinamento, presente in varie aree del paese.
Anche l’acqua e la qualità dell’aria sono aspetti fondamentali che riguardano il benessere e la salute umana.
Stanno aumentando i consumi di energia da fonti rinnovabili.
Sono in diminuizione le emissioni antropiche di gas climalteranti derivanti dalle attività produttive e dai consumi finali delle famiglie.
 
RICERCA E INNOVAZIONE
CRESCE L’IMPEGNO DELLE IMPRESE NELL’INNOVAZIONE, MA RESTA LA DISTANZA DALLA MEDIA EUROPEA
 
L’Italia si distanzia notevolmente dai paesi europei più avanzati in termini di ricerca e registrazione di brevetti, mentre si posiziona meglio in termini di propensione all’innovazione delle imprese.
Nel 2008/2010 il 54% delle imprese italiane ha introdotto innovazioni di processo, organizzative e di marketing, a fronte del 49% rilevato nella media europea.
L’uso di internet è aumentato negli ultimi anni fino a coinvolgere il 54% della popolazione, ma rimane ancora di 16 punti sotto la media europea.
 
QUALITA’ DEI SERVIZI
ANCORA RITARDI, CON SIGNIFICATIVI PROGRESSI
 
Dall’analisi del complesso dei servizi tipicamente garantiti agli abitanti di una società moderna come quella italiana emerge dunque un quadro variegato in quanto la qualità dei servizi sociali non è sempre adeguata, anche se ha visto significativi miglioramenti nel tempo.
La lunghezza delle liste d’attesa  nel servizio sanitario resta un ostacolo importante.
Migliora l’erogazione dei servizi di pubblica utilità, quali gas ed elettricità, così come quella dell’acqua.
Si sono fatti grandi passi avanti nella differenziazione dei rifiuti, la cui quota è arrivata al 35,3%, ancora lontana dagli standard dei migliori paesi europei.
Anche il trasporto pubblico ha visto un lieve incremento della propria dotazione infrastrutturale.
Da ultimo emerge la situazione drammatica che si vive nelle carceri italiane, dove il sovraffollamento è assai elevato (139,7 detenuti ogni 100 posti letto).

15 marzo 2013
 
 







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