DALL'MSI A FRATELLI D'ITALIA, PASSANDO PER AN E LA SVOLTA DI FIUGGI: STORIA DELLA FIAMMA TRICOLORE NATA CON ALMIRANTE E ARRIVATA FINO ALLA MELONI.
Una delle recenti polemiche è quella contro la presenza, nel simbolo di Fratelli d'Italia, della FIAMMA TRICOLORE, che è stato lo storico simbolo del MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO.
Quando ero un giovane militante missino quel simbolo veniva considerato dai più "la fiammella destinata a spegnersi" (pensando alla progressiva, naturale morte dei "nostalgici" o, addirittura, una sorta di pubblicità dello storico marchio "Pibigas", oggi dovrebbe sparire dai loghi elettorali (dopo ben 76 anni dalla sua creazione).
Anche la senatrice a vita Liliana Segre, a cui va il mio massimo rispetto per la sua storia personale, si è fatta coinvolgere in questa polemica, chiedendo di togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d'Italia, ma sottacendo che anche il suo marito, Alfredo Belli Paci, in anni trascorsi, è stato candidato nelle liste del Movimento Sociale Italiano.
Lo ricorda Ignazio La Russa con questa dichiarazione:“Spero, inoltre, di non essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo”.
NELLE ROVENTI POLEMICHE IN CORSO MI SEMBRA ESTREMAMENTE INTERESSANTE E CORRETTA LA RICOSTRUZIONE DELLA STORIA DELLA FIAMMA TRICOLORE CHE FA IL RICERCATORE UNIVERSITARIO DR. MICHELANGELO BORRI IN UN ARTICOLO APPARSO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" DEL 13 AGOSTO 2022.
Ho conosciuto il dottor Borri, che sta conducendo una interessante ricerca storica sul partito MSI, a cui ho fornito notizie sul Movimento Sociale di Lucca, di cui ho fatto parte tanti anni fa.
Gabriele Brunini - 14 agosto 2022
ECCO L'ARTICOLO DE IL FATTO QUOTIDIANO:
Articolo di Chiara Ciucci apparso su il Fatto Quotidiano del 13 agosto 2022
L'ideazione del simbolo-fiamma con un trapezio alla base è attribuita a Giorgio Almirante: non sono da considerarsi ortodosse, invece, le interpretazioni secondo cui il trapezio da cui nasce il fuoco rappresenterebbe la tomba di Mussolini. L'icona ha una tradizione politica di lunghissimo corso: inserita nel simbolo dell'Msi alla sua fondazione, nel 1946, sopravvive per tutta la storia del partito e si ritroverà nei contrassegni di An e poi di Fratelli d'Italia
Finita al centro del dibattito dopo l’abiura del fasciscmo pronunciata da Giorgia Meloni, per la sua rimozione si sono accavallati (senza successo) gli appelli pubblici, su tutti quello di Liliana Segre.
Ma cosa rappresenta la fiamma tricolore, eredità del Movimento sociale italiano presente nel contrassegno di Fratelli d’Italia?
Al fattoquotidiano.it il ricercatore dell’Università di Trieste Michelangelo Borri, specializzato nello studio dell’Msi, ha raccontato l’origine del simbolo, partendo dall’inno del partito, scritto nel ‘46 dal suo fondatore e storico leader Giorgio Almirante:
“Siamo nati nel nome d’Italia/stretti attorno alla nostra Bandiera/è rinata con noi primavera/si è riaccesa una Fiamma nel cuor/Italia, sorgi a nuova vita, così vuole/Chi per te morì”.
La fiamma, spiega Borri, rappresenta proprio “la speranza che rinasce dopo la sconfitta della guerra che ha subito il fascismo”. L’ideazione del simbolo-fiamma con un trapezio alla base viene attribuito ad Almirante stesso: non sono da considerarsi ortodosse, invece, le interpretazioni dei militanti del Movimento – che hanno fondato gran parte delle polemiche di questi giorni – secondo cui il trapezio da cui nasce il fuoco rappresenterebbe la tomba di Mussolini.
La polemica sul simbolo, ricorda lo storico, non è nuova, anche perché la fiamma ha una tradizione politica di lunghissimo corso: inserita nel simbolo dell’Msi alla sua fondazione, nel 1946, sopravvive per tutta la storia del partito e compare anche nel contrassegno di Alleanza Nazionale (An), il nuovo soggetto che raccoglie l’eredità missina sotto la guida dell’ultimo segretario, il delfino di Almirante, Gianfranco Fini.
Soltanto nel 2009, quando An si fonde con Forza Italia nel Popolo della Libertà, la fiamma scompare dal simbolo. Riapparirà soltanto nel 2014 con Fratelli d’Italia, dopo che la fondazione Alleanza Nazionale ne concesse l’uso al partito fondato da Giorgia Meloni. Che, da quel momento in poi, non ha mai rinunciato a schierarlo (e anzi, fino al 2017, gli affiancava i nomi di An e dell’Msi).
L’icona ha dato anche il nome a un partito tuttora esistente, Fiamma tricolore, fondato nel 1995 da Pino Rauti e dai militanti del Movimento sociale contrari alla cosiddetta “svolta di Fiuggi” voluta da Fini (l’abbandono, da parte di An, dei riferimenti ideologici al fascismo al fine di qualificarsi come forza politica legittimata a governare).
La fiamma è presente da sempre nei simboli delle giovanili del Movimento sociale e dei partiti suoi eredi: dalla Giovane Italia al Fronte della Gioventù ad Azione Giovani (di cui Meloni è stata presidente nazionale).
È stata adottata, con i colori francesi, anche da Jean-Marie Le Pen, nel ‘72 per il simbolo del Front national: l’Msi, infatti – spiega Borri – “era già diventato un partito di riferimento per l’estrema destra a livello europeo”. Una fiamma stilizzata è tuttora presente nel simbolo del Rassemblement national, il partito di Marine Le Pen.
Il fuoco è tricolore non solo per il richiamo alla bandiera, ma per esprimere la “vera italianità”, quella dei “patrioti” (lessico ripreso da Meloni), contro quella dei cosiddetti “traditori” dell’8 settembre 1943, quando l’Italia passò dalla parte degli Alleati nella seconda guerra mondiale.
Da rigettare, secondo lo storico Michelangelo Borri, anche la suggestione per cui la sigla stessa Msi conterrebbe un riferimento al Duce (per alcuni “Mussolini sei immortale”, per altri “Mussolini sempre immortale”) nonché quella dell’assonanza con la Rsi, Repubblica sociale italiana, il nome ufficiale della Repubblica di Salò. Quest’ultima tesi, afferma, è stata accreditata degli stessi militanti repubblichini, “fascisti che avevano perso i loro punti di riferimento ideologici e si trovavano in un Paese in cui non si riconoscevano. Cercavano degli appigli in questa simbologia”.