L'ASFODELO...QUEL FIORE SCONOSCIUTO, NUTRIMENTO DEI DEFUNTI, CHE E' CITATO IN UNA TRISTE POESIA DI COMMIATO NEL CIMITERO DI ONETA.
Quella tomba, con quel libro, si trova sul viale centrale del cimitero, proprio accanto alla cappellina e, da bambino, m’incuriosiva il fiore che, nel testo della poesia, era richiamato: l’asfodelo…
Questo il testo della poesia:
Tu partisti ed ancor non era maggio,
tu partisti e fioriva l’asfodelo.
Oh avventurata che nel gran viaggio
avesti il padre che guida al Cielo.
Dormi che buona compagnia
t’ha dato la sorte nella fredda tomba accanto.
Dormi che sempre t’è vigile al lato
la madre tua che ancor struggesi in pianto.
Oggi l’immagine della giovane donna, il cui nome era Lina (1903 -1933), è scomparsa dall’ovale in ceramica che è posto sul libro; così come è scomparsa l’immagine di suo padre, Atimante Brunini, forse un lontano parente della mia famiglia, morto qualche anno prima della figlia, sepolta insieme a lui.
Ma la poesia è ancora leggibile con tutta la sua tristezza e ho voluto trascriverla prima che potesse essere cancellata dal tempo, come è avvenuto per le immagini di Lina e Atimante.
Ed ho capito, finalmente, perchè l'ignoto autore della triste poesia aveva scelto il nome di quel fiore sconosciuto ai più.
L’asfodelo, infatti, veniva considerato nell'antichità il fiore degli inferi, come ricorda Omero nell'Odissea, perché era una pianta della quale ci si nutriva nei tempi di carestia, come attesta Esiodo.
Veniva piantato dai Greci sulle tombe, perché così anche i morti, avrebbero potuto trovare il necessario nutrimento.
Plinio riferisce che, ai suoi tempi, si piantava l'asfodelo davanti alla porta delle case di campagna, come rimedio contro sortilegi negativi e che i tuberi venivano cucinati nella cenere con l'aggiunta di sale e olio, e, a suo dire, ne era ghiotto Pitagora.
Finalmente, nel giorno dedicato ai defunti di questo anno 2018, ho potuto dare corpo ai ricordi e salvare dall'oblio quella poesia del fiore sconosciuto, che anche mio padre conosceva a memoria.
2 novembre 2018 - Gabriele Brunini